Noioso, mai appassionante, paga anche una certa castrazione sul piano del gore dove i banchetti degli zombi sono fuori campo.
Sarah (Skye Bennet) è una ragazzina autistica sotto le amorevoli cure del padre Ben (Noah Huntley). Preso l’ascensore dell’ospedale insieme ad altre tre persone, inspiegabilmente si ritroveranno da soli, all’interno dello stesso ospedale dove il tempo si è fermato, contro cinque terribili mostri che daranno la caccia proprio alla piccola Sarah…
Forse non tutti sanno chi sono i Lordi che sono poi alla base principale di questo bizzarro progetto horror chiamato Dark Floors. Stiamo parlando della band metal più famosa della Finlandia, tipi cazzuti che si vestono ogni concerto da veri mostri un po’ Kiss in versione estrema, un po’ il live di Eddie lo zombie degi Iron Maiden. Gente che però raggranella suon di premi come il prestigioso Eurofestival 2006 con la canzone Hard rock Halleluja. I lordi nella band attuale rispondono ai soprannomi di OX, Amen, Mr. Lordi, Awa e Kita, tutti come già detto mascherati da creature demoniache e mai fotografati senza il corollario mostruoso. Mr. Lordi poi, leader carismatico della band, è un po’ il Rob Zombie della Finlandia: scrive, sceneggia anche fumetti e ha uno spiccato amore per tutto ciò che è horror. Questo Dark Floors doveva sancire il connubio tra la musica del gruppo e le loro fantasie orrorifiche, matrimonio che poteva generare una pellicola bizzarra e straordinaria, un po’ alla Casa dei mille corpi, ma che invece delude su più fronti. Tra i pregi di Dark Floors c’è in primis la confezione: regia e fotografia possono fare gridare al miracolo; così ricercato il piano tecnico da poter essere scambiato per prodotto americano, con quell’aria di internazionalità truffaldina che dovremmo moi italiani prendere appunti per i nostri (pochi) horror. Anche gli attori sono bravi e gli effetti speciali non fanno sorridere quando entrano in campo i Lordi: la paura di vederli aggirare con maschere posticce viene superata da un buon uso della CGI. In cosa allora non ci piace Dark Floors? Nella sua anima. La sceneggiatura del film è vergognosa, incomprensibile a tratti, gira su stessa senza dire nulla di nuovo, un po’ Silent Hills di Gans un po’ The cube di Natali senza avere la loro identità. Imperdonabile per un horror che parte con rivoluzionarie promesse di essere non solo un film, ma un evento, e invece si rivela davvero poca cosa a conti fatti. Noioso poi, mai appassionante, paga anche una certa castrazione sul piano del gore dove i banchetti degli zombi sono fuori campo, dove gli attacchi dei mostri non soddisfano mai la voglia sadica di sangue dello spettatore, incapace di un minimo di suspence, Dark Floors è a conti fatti un lunghissimo videoclip per occhi e orecchie senza pensare al cervello. Interessante l’idea mal sfruttata di un tempo sfasato che unisce sullo stesso piano passato, presente e futuro (ma Hypercube ci aveva già pensato) e notevole il finale che (forse) chiude tutto meno banalmente in un happy end. Un’occasione persa senza dubbio.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.