The forgotten one, conosciuto anche The tribe, non è male davvero: pur con i suoi limiti, di originalità, è un film ben diretto, ricco di suggestione e abbastanza coinvolgente.
Un gruppo di amici (due coppie più un innamorato deluso) naufragano su un’isola apparentemente deserta. Lì vive una tribù di ominidi dediti alla caccia e al cannibalismo.Arrivati nel loro territorio i giovani diventeranno preda e cibo, straziati nei modi più feroci, finchè l’unica sopravvissuta deciderà di rispondere al fuoco col fuoco intraprendendo una guerra personale con gli esseri. Non sa però di essere oggetto degli appetiti sessuali del capo tribù.
The forgotten one, conosciuto anche The tribe, non è male davvero: pur con i suoi limiti, di originalità, è un film ben diretto, ricco di suggestione e abbastanza coinvolgente. Certo siamo alle prese con una smaccata scopiazzatura di The descent, ma anche nella sua dimensione di ripoff è comunque una pellicola che diverte e sa creare strade diverse rispetto il prototipo di Marshall. Gli attori sono tutti abbastanza in parte a cominciare dall’eroina interpretata con un certo nerbo da Jewel Staite, reduce dal telefilm Firefly di Joss Wheldon (Buffy). Non disprezzabile neanche il tentativo (purtroppo sprecato in un andamento troppo superficiale) di dare una certa umanità ad alcuni personaggi come il Jake interpretato da Kellan Lutz, innamorato non ricambiato di una superficiale biondina accasata con un grasso e volgare riccastro.
Il sangue poi scorre abbastanza copioso con smembramenti e budella in bella vista e la genialata di una tribù di australopitechi (così sembrano a vista) cannibali e non estinti è semplice, ma coglie l’obiettivo. Certo l’idea di rendere cieche le creature è gratuita e trova unica motivazione nell’essere figlio illegittimo di The descent, ma tantè il film scorre veloce senza annoiare. Deludente invece il make up dei mostri che inquietano quando agiscono di notte, ma fanno sorridere quando sono ripresi alla luce solare con il divertente effetto di uomini in tute da scimmie. Finale così così che spezza la tensione accumulata durante il film e fa finire la vicenda in un disastroso happy end che lascia insolute molte domande. In fin dei conti però è un film più di pregi che di difetti, che non risulta indispensabile per i fan del cinema horror, ma lo si guarda con gusto come ogni onorevole b movie che si rispetti. Non male anche l’atmosfera di sessualità repressa che si respira quando entrano in gioco le creature. Il titolo tradotto è più o meno I dimenticati, sicuramente più azzeccato e suggestivo del titolo di lavorazione The tribe, la tribù.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.