Licantropi Underworld 3: La Ribellione dei Lycans

Underworld 3: La Ribellione dei Lycans

Rhona Mitra è il solito, contundente bel vedere, ma l’indolente professionalità con cui affronta il proprio personaggio è in grado di mettere a dura prova l’efficacia di qualsiasi, innegabile superiorità estetica.

Posto che – forse – Rhona Mitra varrebbe bene l’ora e mezza del nuovo capitolo di Underworld, siamo così sicuro che la stessa equazione possa funzionare anche nel caso di un ex addetto agli effetti (poco) speciali promosso al rango di regista, di uno stunt reinventatosi sceneggiatore, di una storia sul depresso che conscia di non avere un futuro si rifugia in un facile passato?

Vecchia questione quella tra vampiri e lycans: una faida che affonda le sue radici nelle oscure notti medioevali, quando gli aristocratici succhisangue comandati dal risoluto Victor (Bill Nighy) imponevano salate tassazioni ai nobili locali e  gestivano i propri affari in relativa tranquillità sfruttando come schiavi i licantropi all’interno delle mura amiche, respingendone al contempo i frequenti attacchi provenienti dall’esterno.
Ma re Victor coltiva una serpe in senso: Lucian (Michael Sheen) primo esemplare di lycans e schiavo favorito del padrone, ha dato vita ad una torrida ed impossibile storia d’amore con Sonya (Rhona Mitra), figlia di Victor stesso e futuro membro del consiglio. Una tresca che una volta scoperta darà il via ad una feroce rappresaglia contro Lucian ed i suoi simili: un evento le cui conseguenze getteranno le basi per il futuro, millenario odio tra le due razze e l’imminente e ferocissima ribellione dei lycans.

Era francamente prevedibile che dopo le capriole – acrobatiche e cartacee – del già stiracchiato secondo capitolo Evolution, a Danny McBride e compagnia sceneggiatrice non restasse che rifugiarsi nello storicamente perentoria formula del prequel, buona per regalarsi una manciata di vitale respiro narrativo ed assorbire l’abbandono della precedente protagonista Selene/Kate Beckinsale senza fare troppo a pugni con la continuity. Il vero problema, tanto penalizzante quanto immediatamente riscontrabile, è che nonostante premesse narrative certo non eccezionali ma decentemente sfruttabili, alla pellicola dell’esordiente Patrick Tatopoulos viene immediatamente il fiato corto, non appena cade la maschera e ci si rende conto che più che puntare alla pur sterile spettacolarità in stile Matrix degli episodi predecenti, il terzo capitolo è per gran parte tutto incentrato sulla storia d’amor fou che coivolge i campioni delle rispettive razze. Imbellettato dei soliti orpelli teen-gothic a profusione, l’inedito contesto medievaleggiante tradisce così tutta la sua pretestuosità limitandosi al ruolo di cartonato simil-suggestivo e sfondo ideale per i sospiri d’amore della coppia, senza influire in alcun modo sugli equilibri di una sceneggiatura fiacca e allungatissima, comodamente adagiata su un manicheismo dei rapporti tra nobili vampiri e lycans sottoproletari che toglie qualsiasi singulto di interesse per la vicenda, anticipando nei fatti con una buona oretta d’anticipo l’esito di eventi a cui si arriverà con esasperante lentezza,e bruciando senza pietà per l’ennesima volta un presupposto narrativo  – l’ancestrale scontro tra due topoi dell’immaginario horror mondiale – che avrebbe meritato ben altre sorti.

Rhona Mitra è il solito, contundente bel vedere, ma l’indolente professionalità con cui affronta il proprio personaggio è in grado di mettere a dura prova l’efficacia di qualsiasi, innegabile superiorità estetica, e l’intesa/liason con il molle gallese Michael Sheen (Frost/Nixon, Blood Diamond) procede con poca convinzione, complice il crollo di carisma subito dal buon Lucian ogni qual volta abbandona la folta pelliccia digitale del lupo mannaro per tornare a vestire abiti borghesi; giusto per non stonare, anche Billy Nighy (Underworld, Underworld: Evolution) dietro alle solite, orribili lenti a contatto color ghiaccio, si cala nel personaggio con buon mestiere ma nulla di più. Lo stesso cambio della guardia in cabina FX – Dean Clark, dello stesso team di Tatopoulos –  non produce che i soliti effetti digitali tanto identitari nella continuità della serie quanto francamente datati almeno di un lustro. Data per persa sulle strade dello stucchevole gran parte della sostanza narrativa del film, resterebbe una comunque già ridotta componente action ad offrire una relativa scialuppa di salvataggio alla pellicola, non fosse che il momento clou – l’assalto dei lycans al castello dei vampiri –  si riduce ad una manciata di frenetici minuti e a qualche suggestivo campo lungo in notturna costellato dalle sagome dei lycans inferociti. Nessuna dinamica da assedio, nessuno scontro minimamente studiato, nessuna attenzione per tempi e modi: solo una gran fretta di arrivare alla fine, dare un perchè ai primi due capitoli e chiudere il sipario in fretta e furia. Difficile individuare un pubblico a cui consigliare questa pellicola: inutile ed irritante per chi non ha seguito la trilogia dal primo capitolo, potrebbe risultare noiosetta anche al patito della serie che comunque  gli si avvicinerà , non fosse altro che per completezza.


Underworld 3: La Ribellione dei Lycans (USA, 2008)
Regia: Patrick Tatopoulos
Sceneggiatura: Danny McBride, Dirk Blackman, Howard McCain
Interpreti: Rhona Mitra, Michael Sheen, Billy Nighy, Steven Mackintosh, Kevin Grevioux
Durata: 92 min.
Distribuzione: Sony Picture Releasing

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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