Ambientare 100 Feet nei brownstones di Brooklin è una scelta puramente creativa: quei palazzi sono in grado di ricreare un’atmosfera elegante ed antica, l’ambientazione ideale per una ghost story.
Un’inconfutabile accusa di omicidio, l’impossibilità di fuggire dalla scena del crimine, una vittima infame che non ne vuol sapere di essere morta. Tutto al servizio di una ghost story di quelle di una volta: ecco a voi 100 Feet.
Marnie Watson (Famke Janssen) è una giovane donna che, durante una dei frequenti episodi di violenza domestica a cui è sistematicamente sottoposta dal violento marito ed agente di polizia (Michael Parè), lo uccide: riconosciutole l’attenuante dell’autodifesa, le vengono concessi gli arresti domiciali, provvista di un braccialetto elettronico che ne limiti i movimenti e messa sotto stretta sorveglianza di Shanks (Bobby Cannavale), l’ex collega del fu marito che la controlla a bordo di un’auto della polizia stazionata di fronte a casa. Ma il limitato raggio d’azione concessole dal braccialetto – 100 piedi – non è che l’ultimo dei suoi problemi: la casa è infatti infestata dallo spirito malevolo del marito, un fantasma determinato a saziare la propria sete di vendetta.
Facendo un rapida disamina del curriculum professionale del qui regista e sceneggiatore Eric Red, due sembrano essere le fobie cardine di buona parte della sua produzione, almeno della più meritevole: persecuzione e claustrofobia. Che fosse semplicemente sceneggiatore (l’implacabile Male Assoluto di The Hitcher) o regista e sceneggiatore (Cohen and Tate, ambientato praticamente per intero all’interno dell’abitacolo di un’auto in viaggio nel buio della notte) Red ha sempre giostrato attorno a queste due tematiche: inevitabile che tornasse ad estrarle dal cassetto in occasione della sua prima ghost story. “100 Feet è una classicissima ghost story” dichiara il regista “Interamente costruita attorno alla suspence ed al terrore, niente a che vedere con il gore modernista che tanto va di moda oggi”. Una scelta di campo netta quella di girare una pellicola horror vecchia scuola, riscontrabile anche nel massiccio uso del trucco prostetico e del make up sia per quanto riguarda gli effetti speciali, sia la caratterizzazione visiva del fantasma, in opposizione all’algida stradominanza tecnologica della CGI.
“E’ una storia che vuole creare empatia tra gli spettatori e la protagonista della vicenda. E che ovviamente causerà qualche salutare salto dalla sedia“. Considerate le rigide limitazioni ambientali imposte dalla sceneggiatura e la snella composizione del cast protagonista, spetterà alla sola Famke Janssen (X-Men, il remake di House on Haunted Hill), supportata dall’ectoplasmatico Michael Parè (Postal, Seed) farsi carico della quasi totalità del potenziale orrorifico della vicenda:” Avevo bisogno di un’attrice che accettasse una sfida non semplice: quella di apparire praticamente da sola in buona parte della proiezione. Il suo è un personaggio femminili dai tratti hitchcockiani, complesso ed imperfetto, non è il classico protagonista con cui identificarsi immediatamente; è una donna che per essere finalmente libera deve fare i conti con un passato che non accetta compromessi. In questo Famke si è rivelata brutalmente professionale: ha dimostrato l’energia, la concentrazione e la resistenza necessarie ad affrontare quel ruolo; la bellezza, la forza d’animo e la sensibilità giuste per calarsi nei panni di un personaggio assolutamente tridimensionale“.
Una scelta coraggiosa e controcorrente, quella di privilegiare atmosfere e suggestioni rispetto all’ esplicito horror urlato di ultima generazione: una scelta che ha imposto alla produzione una cura maniacale dei dettagli ambientali:” Quella di ambientare la narrazione nei brownstones (i classici palazzi di arenaria newyorchesi, risalenti agli albori del secolo scorso) di Brooklin è stata una scelta puramente creativa, in quanto quei palazzi sono in grado di ricreare un’atmosfera elegante ed antica, l’ambientazione ideale per una moderna ghost story: possono ospitare la tenue fiamma di una semplice candela o le luci di una sirena della polizia con la stessa efficacia“.
La pellicola esordirà questi giorni nelle sale sudcoreane; per quanto riguarda USA ed Europa tutto dovrebbe essere rimandato all’autunno prossimo. Appena sotto un breve promo video ed una ricca galleria di immagini.
httpv://www.youtube.com/watch?v=RMv06-uTnYg
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About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.