Sarà l’ambientazione sarà che la regia è frizzante saranno le memorabili tette della protagonista, ma -2 livello di terrore alla fine risulta un film efficace nel raccontare il prevedibile.
Angela Bridges è una giovane donna in carriera. Ambiziosa e diligente, è l’ultima a lasciare l’ufficio anche la sera della vigilia di Natale. Raggiunto il parcheggio sotterraneo dell’azienda e accortasi dell’auto in avaria, chiede inutilmente aiuto a un addetto alla sicurezza: la macchina non parte. Rifiutando l’invito del ragazzo a partecipare alla sua modesta cena natalizia, Angela si congeda e chiama un taxi. Accortasi molto presto di non poter uscire dall’edificio, cerca invano e disperatamente aiuto.
– 2 livello di terrore è un film semplice semplice: pone due soli protagonisti, una donna in carriera e una guardia notturna psicopatica, in uno spazio chiuso facendoli giocare al gatto e al topo. Ricorda un po’ centinaia di altri film compreso l’osannato Alta tensione con la sua protagonista ricoperta di sangue che da vittima diventa carnefice nel modo più crudo e disperato. Peccato che di Alta tensione il film di Franck Khalfoun non abbia né la freschezza né il ribaltone finale: tutto quello che succede è prevedibile e non può stupire nessuno che non sia un’anima davvero semplice. Però sarà l’ambientazione (il periodo Natalizio), sarà che la regia è frizzante saranno le memorabili tette della protagonista, ma -2 livello di terrore alla fine risulta un film sì pauperistico come intenzioni, ma efficace nel raccontare il prevedibile. Franck Khalfoun è abile a conferire alla storia una tensione palpabile e i suoi protagonisti sono ottimi a tratteggiare i loro personaggi.
Certo il Wes Bentley di American beauty dopo la storia dei sacchetti che volano e di “c’è tanta bellezza del mondo” sembra nato per il ruolo di pazzo ossessivo, ma guizzi registici e interpretativi come lui che imita Elvis mentre la protagonista scappa impaurita non sono proprio di maniera. Poi parlavamo di Alta tensione mica così per caso: alla sceneggiatura c’è il regista di quel film, Alexander Aja, e alla regia un suo attore. Le scene violente sono centellinate, ma il primo omicidio è abbastanza crudo con prima il pestaggio di un collega “mano morta” della ragazza e poi l’accanimento dello psicopatico sul corpo martoriato del poveretto con l’auto a folle velocità in un tripudio di budella fuoriscenti e cervelli spappolati sui muri. A chi scrive il film è piaciuto: lo spettacolo c’è ed è abbastanza prelibato se si cerca un film divertente, appassionante che magari non lascia il segno, ma per un’ora e mezza fa il suo sporco lavoro di puro intrattenimento.
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.
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