Tutto è nato dal clamore creato in rete da uno dei presunti poster promozionali di Teeth.
Che ci fosse marketing brillante e marketing dozzinale, è cosa risaputa. Che il viral marketing invece potesse essere qualcosa di diverso da una nauseante accozzaglia di incomprensibili documenti audio/video e marchette on-line è cosa assolutamente nuova (vero Abrams?). Che a dimostrarcelo fosse una pellicola dedicata a una vagina zannuta, ha dell’incredibile.
Tutto è nato dal clamore creato in rete da uno dei presunti poster promozionali di Teeth, la horror comedy di Mitchell Lichtenstein dedicata alla mitica figura della vagina dentata, recante la radiografia del ventre della protagonista e naturalmente censurato in tempo zero. Nonostante ci sollazzi alquanto l’idea di integerrimi paladini della morale precocemente invecchiati di fronte a tanta, inedita perversione, il poster è un evidente fake. Molto più concreto e soddisfacente è invece l’indirizzo internet riportato in basso a destra, www.vagident.co.uk, che rimanda a un sito inglese dedicato alla sensibilizzazione su di una problematica tanto sconosciuta quanto limitante per quella bassissima percentuale di popolazione che ne è affetta. Il completissimo sito non ci fa mancare nulla: materiale informativo, testimonianze dirette e consigli degli esperti, a far luce su un enigma scientifico che, ricordiamo, colpisce un solo soggetto ogni 12 milioni. Leggere per credere. E in un angolo, chiaro, semplice ed immediato, il banner pubblicitario della pellicola. Brillante ed efficace, è lontano anni luce dalla dietrologia cibernetica a cui ci ha abituati il viral marketing. E svolge il lavoro sporco facendo morire dal ridere.
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.
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