Apocalittico E venne il giorno (The happening)

E venne il giorno (The happening)

Central Park, New York. E’ una bella giornata primaverile, c’è appena una bava di vento, molta gente nel parco.

D’un tratto, qualcosa di anomalo, urla, panico: la gente ha iniziato a suicidarsi senza alcun motivo apparente. E’ il via al terrore che coglie gli Stati Uniti, sempre fragili di fronte allo spettro dell’11 settembre. Subito viene diramato l’allarme per un attacco terroristico e la gente scappa da New York, ma presto si scopre che è tutto il nord est a essere “sotto attacco”.


L’ipotesi terroristi ha comunque vita breve e il professore Elliot Moore (Mark Wahlberg) capisce che la neurotossina che spinge la gente a suicidarsi, non è frutto di un piano terroristico, ma della natura che si ribella all’uomo. La neurotossina altro non è che una specie di anticorpo. E no siamo i virus.
Inizia così la disperata fuga verso la salvezza di Elliot, la moglie e la figlioletta di un amico.

E iniziano anche i nostri sbadigli. Almeno di colui che vi scrive. Sbadigli e sofferenza, perché – sia chiaro – io adoro M. Night Shyamalan, lo trovo geniale e maledettamente capace, il più letterario tra i registi hollywoodiani. Sofferenza perché ho davvero aspettato con ansia questa pellicola, ma alla prova del nove, non ho praticamente assistito a un film del mio regista preferito. Come ho già espresso a caldo, infatti, non ritengo E venne il giorno (The Happening) un film di Shyamalan, penso che sia privo dei tratti distintivi della poetica narrativa ed espressiva di questo autore.

Fatta salva la prima, eccezionale mezz’ora (la scena del cantiere è una autentica meraviglia, con quei tonfi fuori campo che gelano il sangue), il resto stupisce per la pochezza della messa in scena. Abituati alla complessità narrativa e registica dei precedenti film di Shyamalan, questo appare ai nostri occhi come uno di quei low budget dove si fanno correre i protagonisti in un prato, mettendo il mostro fuori campo e risparmiando in effetti speciali. Le inquadrature delle fronde scosse dal vento, dopo 10 minuti vengono a noia. Qualche lampo di luce ancora c’è (l’auto che si schianta contro un albero, i corpi lungo la strada, la vecchia pazza che sfonda le finestre a testate), qualche accenno critico si vede (La casa tutta di plastica) ma il resto poggia sulle inadatte spalle di Mark Wahlberg che davvero non si può guardare. Per non parlare poi della fastidiosissima Zooey Deschanel (Alma, la moglie deficiente di Elliot) attrice all’altezza del suo personaggio: insulso. Una donna che ce la mena per un’ora con un amante che poi si scopre che vero e proprio amante non è…. Ci ha mangiato insieme un tiramisù. E lei sgrana gli occhi per tutto il film.
Ho finito per parteggiare per la tossina, nel suo caso, ve lo giuro.

L’aspetto di cui ho più drammaticamente sentito la mancanza è quello della scrittura. E’ probabile che gli studios abbiano preteso da Shyamalan un film “semplice”, terrorizzati dalla complessità di film come The Lady in the Water (me-ra-vi-glia!) o The village, per tacere de Il Sesto Senso. Paragonando questo film a uno assai simile come soluzione narrativa – gruppo di persone isolate e in balia di un nemico quasi invisibile – quale era Signs, risulta evidente come mentre in Signs tutto alla fine tornava alla perfezione, in E venne il giorno ci si trova di fronte a cose che accadono per caso e a protagonisti che agiscono in balia di non si capisce bene cosa. E si arranca fino alla fine, tra fortunose radioline attaccate alle staccionate e pistolotti ambientalisti. In Signs c’era una minaccia, ma si intrecciava con le vicende personali del protagonista, come da migliore tradizione kinghiana, e alla fine la risoluzione scioglieva tutti i nodi, perché tutto è legato. Il caso non esiste, e ogni effetto ha una sua causa.

Una perfezione geometrica se vogliamo artificiosa, ma scusate: se voglio il caos, esco di casa e ci sono in mezzo. Ne ho fin sopra i capelli. Perché perdere tempo con una copia sbiadita della realtà quando posso bearmi nel vedere mettere in scena una storia perfetta, dove le vicende umane (e sovraumane) alla fine concorrano per far ruotare il medesimo perfetto meccanismo?
In E venne il giorno, purtroppo, non c’è nemmeno l’eco di questo meccanismo secondo il quale nella storia tutto concorre a guidare gli eventi sino alla catarsi finale (vi ricordate? “c’è un mostro fuori dalla mia camera… posso avere un bicchiere d’acqua?”). E se qualcuno se n’è pure beato, buon per lui, che si goda questi film per anime semplici e palati addomesticati. Se permettete, visto che di roba simile ce n’è già a pacchi, io vorrei far presente ai capi della 20th Century Fox, che rivoglio il vecchio M. Night. Di questo, mi spiace, non so cosa farmene, dato che non mi fa divertire, non mi fa godere come mi ha abituato con tutte le altre sue cinque pellicole.

Che ci sia lo zampino di questa gente, dei boss della Fox, ne sono sicuro, perché un uomo che riscrive per tredici volte la sceneggiatura di Lady in the Water, non può aver scritto la favoletta sciapa di The Happening! Siamo sicuri che la sceneggiatura originale di The Green effect – il primo titolo di The Happening – non fosse di tutt’altra pasta? Prima che la Fox chiedesse di riscrivere la sceneggiatura, che film aveva Shyamalan tra le mani? Quale budget aveva a disposizione (parlo dei soldi veri, non di quelli dichiarati che poi si spartiscono maestranze e produttori) non ce lo chiediamo? Dopo Bruce Willis, Mel Gibson, Joaquin Phoenix e Bryce Dallas Howard, come puoi affidare un film che è tutto atmosfera rarefatta e suggestioni a due mozzarelloni insulsi del calibro di Mark Wahlberg e Zooey Deschanel? Non riesci a trovare due attori un tantino meno bestie, voglio dire? E’ stata più efficace la piccola Abigail Breslin nella parte di Bo, la figlia di mel Gibson in Signs, che quei due fessacchiotti messi insieme. Una sola scena su tutte: Mark che parla con una pianta di plastica. Da uscire dal cinema, e di corsa.
Ho una sola speranza: che nel prossimo film (se mai ce ne sarà un altro) lascino fare a Shyamalan quello che sa fare meglio. O – in alternativa – se il tracollo è stata tutta colpa sua e di nessun altro, che si fermi per un paio d’anni, si guardi allo specchio e ritrovi se stesso. Perché il regista degli ultimi film era un maledetto genio e ci manca da morire.

E venne il giorno (The Happening)

Regia di M. Night Shyamalan
USA, 91″
Cast: Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, John Leguizamo, Ashlyn Sanchez, Betty Buckley

About Andrea G. Colombo
E’ qui praticamente da sempre. Ha dato vita a Horror.it, Horror Mania (la rivista da edicola) e Thriller Mania. E visto che si annoiava, ha pure scritto il romanzo Il Diacono. Si occupa della gestione del sito rinchiuso nel suo antro dal quale non esce quasi mai. Risponde alle mail con tempi geologici.

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