Action Bloodrayne 2: deliverance

Bloodrayne 2: deliverance

Bloodrayne 2: deliverance è un prodotto discreto, un piccolo film che col tempo potrebbe diventare persino cult.

Pazzesco. Un secondo capitolo come non te lo saresti mai aspettato. Il primo Bloodrayne, interessante opera epica ricordata più per i suoi sottovalutabili difetti, si evolve in un qualcosa di completamente diverso, una specie di mutante pustoloso della serie Z con l’anima del cinema autoriale. Siamo nel campo dei western horror, quel filone che conta pochi titoli, ma abbastanza interessanti, che ha ora proprio come suo masterpiece il lavoro di Boll.

Chi scrive non ha amato alla prima visione Bloodrayne 2 vuoi per la mancanza della stupenda lesbo Terminator 3 Kristanna Locken vuoi perché il film tradisce completamente le premesse del videogame.  I cinegame di Boll hanno da sempre una grandissima “licenza poetica” nei confronti della materia d’ispirazione principale: basti pensare ad Alone in the dark che, da survival horror nella dimensione video ludica,  diventa un avventuroso con mostri in quella cinematografica. Se il primo Bloodrayne aveva punti in comune con il videogioco omonimo anche se la bellissima e spietata dhampira  protagonista (metà umana e metà succhiasangue) si muoveva in un medioevo oscuro piuttosto che nel secondo conflitto bellico mondiale, questo secondo capitolo è completamente fuori contesto nella serie, pone la sua Rayne in uno scenario bizzarro per un vampire movie, il selvaggio west, e per di più, come un vecchio B movie in bianco e nero, la fa combattere contro un Billy the Kid vampiro. La trama è sicuramente bizzarra, ma il film non è scritto male né tantomeno diretto in maniera pedestre, anzi. La pellicola paga solo una prima parte eccessivamente allungata (sembra da fonti sicure che sia stato pensato come pilot di una probabile serie tv), ma nell’ultima mezz’ora è davvero un treno impazzito. Più delle scene violente (che sono comunque ben realizzate) il film di Boll si concentra sui personaggi, sull’ambientazione, sul mito della frontiera trasfigurandolo in un’ottica puramente horror. E’ il western di Leone, Corbucci, Eastwood, Peckinpah che diventa da crepuscolare ad apocalittico, che muove senza vergognarsi personaggi leggendari della mitologia americana come Pat Garret e Billy The kid in un  contesto da romanzo pulp da due lire, con la coscienza senza dubbio della bizzarria del tutto e senza la presunzione tarantiniana di fare opera d’arte con la “merda” di genere. Senza glorificare nessuno “Bloodrayne 2: deliverance” è un prodotto discreto, un piccolo film che col tempo potrebbe diventare persino cult. Stupiscono questi personaggi disperati che vanno veloci verso la morte: l’ultima mezz’ora è un omaggio senza dubbio al “Mucchio selvaggio”, un momento emozionante dove non esiste differenza tra buoni o cattivi davanti alla morte. Epica un po’ da action alla Hong Kong dove si muore tra facce nemiche sputando sangue sotto proiettili infiniti. Non tutto funziona per il meglio però a cominciare dal cast: la nuova Rayne tra tutti è la peggiore: Natassia Malthe (Dead or Alive), è modella attrice molto carina, ma totalmente incapace di dare al personaggio la stessa grinta della precedente Kristanna Locken. Boll però, malgrado la gente che continua a detestarlo, è quasi commovente: gira film su film incurante dei clamorosi flop e affinando una tecnica registica invidiabile. Intanto si pensa a Bloodrayne 3.  Nello spazio? Fantastico.

Bloodrayne 2: deliverance

Regia: Uwe Boll

Interpreti: Natassia Malthe, Michael Parè, Zack Ward, Will Sanderson

Durata: 99 min.


Inedito in Italia

 

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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