Di avere la stoffa del regista horror, Neil Marshall l’aveva già dimostrato ai tempi di Dog Soldier, divertente e divertito gioiellino licantropesco targato 2002.
Un gruppo di sette amiche organizza l’annuale gita speleologica in un intrico di caverne sui monti Appalachi: il tutto rappresenta anche un’ ottima occasione per dare una scossa a Sarah (Shauna McDonald), mai completamente ripresasi dal terribile incidente automobilistico che un anno prima le ha portato via marito e figlia. A causa dell’eccesivo spirito di avventura di una delle ragazze, il gruppo resta irrimediabilmente intrappolato sottoterra.La sempre più disperata ricerca di un’altra via d’uscita si risolverà nell’incontro con una spietata razza di predatori antropomorfi, padroni naturali di quei luoghi isolati.
Di avere la stoffa del regista horror, Neil Marshall l’aveva già dimostrato ai tempi di Dog Soldier, divertente e divertito gioiellino licantropesco targato 2002, dove una vena orrorifica e una di grottesca ironia viaggiavano quasi di pari passo, senza che nessuna delle due perdesse un solo colpo. Era quindi più che legittimo aspettarsi che il regista inglese si ripetesse sulla falsariga del suo piccolo cult, battendo una strada sicura di cui ha dimostrato di conoscere a menadito tutte le scorciatoie, soprattutto in questi grami tempi di scarsità di idee e di serialità a tutti i costi. In questa ottica, una pellicola come The Descent si è invece rivelato un fulmine a ciel sereno, puro horror fino al midollo, classico nella forma quanto nella sostanza, senza che questo facesse perdere al risultato finale un solo grammo della modernità che un film del 2005 deve giustamente saper proporre.
Partendo da un contesto geografico decisamente ostico (vedere alla voce Bruce Hunt e al suo The Cave in materia di braccia rubate all’agricoltura), da una inquietante ma pur sempre semplice caverna (ricostruita per intero negli studi di Pinewood, Inghilterra) Marshall è riuscito a portare alla luce una pellicola oscura, claustrofobica, doppiamente violenta. Una violenza che, allergica alle banalizzazioni, una volta tanto si manifesta non su uno, bensì su due binari paralleli ed ugualmente importanti ai fini della narrazione: quello più diretto ed immediato, legato all’ attesa apparizione degli orrendi crawlers, e quello più sottile e subdolo del crescente scontro di personalità tra le sfortunate componenti del gruppo speleologico, tutte molto ben caratterizzate, e del loro terribile destino individuale. Non ci si sorprenda quindi nell’accorgersi che molto spesso sarà proprio quest’ultima categoria di dinamiche a creare il senso di disagio più profondo, un malessere che raggiunge il suo climax nell’ eccezionale scena conclusiva. Marshall alterna sapientemente le due situazioni, in un inarrestabile crescendo di lacrime e sangue che non conosce momenti di debolezza: il regista sa come e quando far scorrere l’emoglobina, e lo fa senza indugi di sorta: tra ferite, cadute letali e fratture rigorosamente esposte, Marshall non ci fa mancare nulla.
Quello che più sorprende è l’estrema attenzione dedicata a ogni particolare, pur minimo: gli stessi crawlers, ciechi e lattiginosi gollum sotterranei dall’estrema agilità, sono resi magistralmente credibili dalla bravura dei tecnici capitanati da Jo Budden, così attenti al capello tanto da differenziarli l’uno dall’altro per genere, corporatura e connotati fisici, partendo da un singolo modello di riferimento. Il loro inserimento in un contesto già di per sè claustrofobico, è accentuato dall’ eccellente fotografia di Sam McCurdy, e inquadrato da movimenti di camera spesso incollati alle protagoniste in insistiti e ansiogeni primi piani dall’ effetto opprimente: la loro efficace apparizione è solo la tappa finale di un crescendo di tensione e terrore praticamente perfetto. Se a questo si aggiungono le interpetazioni convincenti di tutte le protagoniste, il conto è presto fatto: The Descent è un film che dovrebbe diventare un modello di riferimento per un certo stile “classico” di fare horror, comunque moderno nel suo riferirsi ai mostri sacri del genere (Carpenter, i film d’ assedio) e proposto con una formalità impeccabile. Menzione d’onore, in questo senso, alla prologo della pellicola, quello che riporta l’incidente automobilistico occorso alla famiglia di Sarah, stilisticamente ineccepibile.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.