Curiosità e costume Stephen King: Noi e la Violenza

Stephen King: Noi e la Violenza

Ad un certo punto King inizia a mettere in dubbio la sua stessa teoria che la fruizione della violenza sia catartica.

Il regista irlandese Neil Jordan e la sua ultima pellicola, The Brave One, hanno scatenato un piccolo caso nei piani alti della critica cinematografica d’oltreoceano, ridando improvviso vigore a quella che è una delle questioni irrisolte più delicate dell’intero mondo della settima arte: la presunta noncuranza con cui registi e sceneggiatori sottopongono al pubblico dosi di violenza, e giustificazioni della stessa, sempre più estreme e lontane da un supposto senso etico comune.

Del resto, le leggi di mercato impongono di dare al pubblico quello che il pubblico vuole, e molto spesso chi paga non ammette filtri di sorta. Il re dell’horror Stephen King, dalle colonne del web magazine Ew.com ha affrontato proprio questa tematica, cercando di rispondere alla spinosa questione: “Perchè siamo così irrimediabilmente attratti dalla rappresentazioni della violenza? Quali sono le sue rischiose implicazioni?

“Quello della (a)moralità della violenza nelle quotidiane forme di intrattenimento è un problema dannatamente serio, che ciclicamente torna a far sentire tutto il suo peso. Non è casuale che proprio io abbia sentito la necessità di affrontare il problema” inizia King nella sua riflessione, “del resto nei miei romanzi il numero dei cadaveri è sempre piuttosto alto: ne L’Ombra dello Scorpione e in Cell ho addirittura cercato di far estinguere la razza umana! In mia difesa, posso dire di aver proposto lavori parecchio più consolatori, dove sono i morti a tornare in vita: che poi lo facciano per cibarsi dei vivi, è un particolare secondario… un miracolo è pur sempre un miracolo!” Ma subito dopo, King va dritto al cuore del problema: “Si scherza, ma è una risata amara: quello della (a)moralità della violenza nelle quotidiane forme di intrattenimento è un problema dannatamente serio, che ciclicamente torna a far sentire tutto il suo peso. Credo che sia assolutamente necessario affrontarlo in maniera definitiva: la mia impressione è che ogni eccesso sia ormai accettato troppo passivamente; io stesso a volte mi stupisco dell’ attrazione che provo per un certo tipo di rappresentazioni estreme…” Secondo King, il problema sta in un’incompleta valutazione della questione: “Il metro di giudizio che un’ampio settore della critica sposa nei riguardi del problema è risaputo: – Questo è un mondo violento, e le pellicole che evitano a priori di affrontare determinate tematiche sono perlomeno in malafede -; sostengono inoltre che difficilmente chi ha visto Death Sentence, giusto per citare un film recente che mi è piaciuto molto, condivida l’opinione che imbracciare un’arma e farsi giustizia da soli sia cosa buona e giusta; è l’individuale senso di resposabilità a distinguere ciò che è reale da ciò che è finzione narrativa”

Anche i rappresentanti della American Rifle Association partono dalla convinzione che il nostro sia un mondo talmente violento da suggerire il possesso di armi da fuoco a gran parte della popolazioneUna bella bomba, quella sganciata da King, ma la parte più politica e polemica arriva poco dopo, perché il “re del brivido” affronta una questione parecchio spinosa negli USA: “Sono indubbiamente argomentazioni forti e valide: quello che mi terrorizza è che sono applicabili anche a posizioni decisamente meno condivisibili, come quella della American Rifle Association, ad esempio. Anche i loro rappresentanti partono dalla convinzione che il nostro sia un mondo violento, talmente violento da suggerire il possesso di armi da fuoco a gran parte della popolazione. Allo stesso modo, il presupposto è che chiunque sia in possesso di un’arma regolarmente dichiarata abbia un profondo quanto radicato senso di responsabilità nei confronti della comunità. A rigor di logica sono considerazioni indiscutibili; eppure non mancano zone d’ombra che periodicamente ne mettono il luce la debolezza di fondo: da John Hinckel (che nel 1981 tentò di uccidere Ronald Regan nel tentativo di attirare su di sè le attenzioni dell’attrice Jodie Foster, protagonista tra l’altro del suddetto The Brave One ndr.) a Cho Seung-Hui, lo psicopatico che ha ucciso 32 persone nella mattanza del Virginia Tech dell’aprile 2007, la recente storia americana è ricca di episodi che vedono soggetti instabili negativamente influenzati da quello che il mondo della comunicazione propone e suggerisce: ovvio poi che il vivere in uno stato dove il possesso di un’arma è quasi raccomandato, incida parecchio. Cosa ha cercato di fare la nostra legislazione in questo senso? Praticamente nulla.”

Un passaggio molto interessante, per chi ha seguito anche il King saggista, è quello col quale chiude il suo intervento. King infatti, inizia a mettere in dubbio (o per lo meno, lo fa solo in parte) la sua stessa teoria che la fruizione della violenza sia catartica: “Non so dire perchè pellicole come The Brave One seducano così violentemente me e qualche altro migliaio di persone: mi piace pensare che servano da innocue vie di fuga dove incanalare le paure e le peggiori pulsioni fuori dalla nostra emotività. La parola greca che definisce tutto questo è catharsis: l’ho usata spesso per giustificare la violenza nei miei lavori, senza esserne mai del tutto convinto. Altre volte mi convinco che la violenza sia una componente imprescindibile dell’animo umano e della nostra indole; sentiremo sempre il richiamo di certe incoffessabili pulsioni: la natura del nostro intrattenimento, ovviamente, verrà di conseguenza.”

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Horror Community

[captain-sign-up text="Partecipa al gioco"]

Focus on

Categorie degli articoli

ebook gratis


    Ai lettori di Horror.it, regaliamo una ghost story inedita di Andrea G. Colombo. Buona lettura!
  • RSS
  • Twitter
  • Facebook
%d blogger cliccano Mi Piace per questo: