Dietro la sua lercia scorza da film maledetto, nasconde un cuore che si apre a diverse letture. Tutte possibili ma nessuna completa.
È veramente arduo parlare di un’opera del genere, capace di travalicare i limiti di semplice film per sprofondare nella videoarte più eccessiva. Tetsuo (che dopo il cofanetto Raro Video ritorna in videoteca su disco singolo) è un prodotto tosto, sperimentale e difficile.
Nato con un budget da filmino per le vacanze ed elaborato da un affiatata troup di amici, il film è l’opera prima di Shinya Tsukamoto (Tokyo Fist, Gemini, Vital). Un’opera folle, dal sapore inconcepibile, non per tutti, non per molti. Alcuni, dopo la visione di Tetsuo, scopriranno un genio (Tsukamoto); molti altri, invece, proveranno la fastidiosa sensazione di aver incontrato un tizio da evitare come la morte (sempre Tsukamoto). Una cosa è certa: in pochi usciranno indenni da questa esperienza disturbante e febbrile.
Il film si apre con un uomo che entra in una fabbrica abbandonata e parecchio malconcia. Qui si mette ad armeggiare con un tubo di ferro e se lo conficca dritto dritto in una ferita sulla gamba. L’operazione non riesce, l’innesto di carne e metallo si infetta. L’uomo fugge via, finendo investito da un’automobile. Alla guida del veicolo c’è un goffo impiegato. L’impiegato, il giorno seguente, facendosi la barba scopre un filo di ferro che gli sbuca dalla guancia. La metamorfosi ha inizio. La carne diventerà gradualmente metallo in un turbine di incubi e delirio. La trama (poco chiara) non è molto importante, ciò che conta è l’immagine, il ritmo e l’effetto. Girato in un sudicio bianco e nero, Tetsuo è un incubo pulsante di carne e metallo, repellente e distorto. Aggredisce con suoni stridenti, atmosfere morbose e accelerazioni improvvise. Stordisce con impulsi frenetici e particolari raccapriccianti, chiudendosi ermeticamente in una confusione malata e sconvolgente. Si diverte a shockare il pubblico con trovate malsane (di culto la sequenza in cui Tetsuo trapana, con il suo pistolino-trivella, la fidanzata ninfomane). Ma Tetsuo, non e solo questo: dietro la sua lercia scorza da film maledetto, nasconde un cuore che si apre a diverse letture. Tutte possibili ma nessuna completa. L’uomo sta diventando un ammasso senz’anima di ferro e istinto, guidato da una rassegnata sottomissione e da pulsioni primordiali divenute perverse: una lettura come tante, la più evidente ma anche la più riduttiva. Tetsuo è uno spettacolo mostruoso che conduce a due soli possibili stati d’animo: la passione o il disprezzo (pochi rimarranno freddi e distaccati). Coloro che amano un cinema più classico e che pensano che la sceneggiatura sia l’anima di un film, si tengano alla larga. Per tutti gli altri, avanti… c’è posto!
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